L’IA sta dimostrando la capacità di generare opere d’arte originali. Esistono diversi algoritmi di intelligenza artificiale text to image, capaci di generare immagini in base alle istruzioni che diamo attraverso del testo. Il fenomeno non è nuovo. Già da tempo esistono esempi di algoritmi creati ed addestrati per “apprendere” lo stile di determinati artisti come per esempio “The Next Rembrandt”, progetto realizzato nel 2016 da un team di ricercatori e artisti, in collaborazione con un’azienda di tecnologia e una banca olandese. Era stato riprodotto attraverso l’intelligenza artificiale, un ritratto che simula con estrema accuratezza lo stile di Rembrandt.
L’OBIETTIVO DI QUESTI ALGORITMI NON È QUELLO DI SOSTITUIRE L’ARTE
È bene precisare che l’obiettivo di questi algoritmi non è quello di sostituire l’arte o l’abilità umana, ma piuttosto di esplorare le possibilità offerte dall’IA nella creazione artistica e nell’interpretazione di uno stile artistico noto. Può per esempio fornire informazioni utili per la conservazione e il restauro, riprodurre opere perdute, può dare informazioni tecniche più dettagliate e tanto altro.
PIATTAFORME CHE CONSENTONO DI SPERIMENTARE L’UTILIZZO DI AI
Negli ultimi anni si sono diffuse molte numerose piattaforme che consentono di sperimentare l’utilizzo di AI come per esempio Midjourney Art che sfrutta le capacità dell’IA di creare immagini attraverso istruzioni testuali. Ma in questi casi, il processo generativo di un’intelligenza artificiale può essere definito creativo?
Teniamo conto che è sempre l’essere umano che cerca di trasferire la propria esperienza alla “macchina”. L’IA può essere influenzata dalle distorsioni culturali presenti nell’individuo da cui provengono i dati di addestramento. Ciò può compromettere opere d’arte favorendo aspetti culturali a discapito di altri.
Se i dati di addestramento presentano uno scompenso di rappresentanza tra i generi, l’IA potrebbe riflettere tale squilibrio nelle opere d’arte prodotte. Ciò potrebbe portare a opere d’arte che tramandano stereotipi di genere o rappresentazioni discriminatorie (bias di genere). Ciò può portare a una produzione di opere d’arte che si allineano a determinati canoni estetici predefiniti, limitando la diversità e l’innovazione artistica.
L’IA È SOLO UNO STRUMENTO COMPLEMENTARE ALL’INTELLIGENZA UMANA
Dobbiamo tener conto che è una “macchina” che rimane confinata nell’ambito logico-matematico. Non possiede una comprensione semantica della realtà, né una capacità autenticamente intuitiva e creativa. L’AI deve essere utilizzata come supporto al fine di integrare l’approccio tecnologico e preservare le competenze umane.
«Abbiamo, insomma, bisogno di una “scienza del nuovo” che non si esaurisca nella produzione di innovazione tecnologica, ma che aiuti a sviluppare una capacità collettiva di riconoscere ciò che è nuovo, comprenderne i limiti e le potenzialità e, orientarlo per generare valore condiviso». Una «scienza del nuovo» per affrontare i cambiamenti che stanno per arrivare, Alessandro Rosina, Il Sole 24 ore 28 Gennaio 2025.